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Niccolò Machiavelli (1469 - 1527)

Scrittore e politico. Segretario della seconda cancelleria della repubblica fiorentina (1498-1512), compì varie missioni diplomatiche in Italia e all'estero, su cui scrisse acute relazioni poi raccolte nelle Legazioni, Commissarie e Scritti di governo.
Tornati i Medici a Firenze (1512), fu rimosso dall'incarico e costretto a lasciare la vita politica. Condannato a un anno di isolamento in quanto sospettato di aver partecipato alla congiura di P.P. Boscoli, si ritirò nella sua villa a San Casciano in val di Pesa (1513), dove si dedicò alla stesura delle sue opere maggiori. Preparati da alcuni abbozzi stesi già durante le missioni diplomatiche (Descrizione del modo tenuto dal duca Valentino nell'ammazzare Vitellozzo Vitelli nel 1503; Rapporto delle cose della Magna 1508-12; Ritratto di cose di Francia 1510, ecc...) vennero portati a compimento i Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio (1513-17), Il Principe (1513) e i dialoghi Dell'arte della guerra (1519-20), che contengono il suo pensiero politico.
In particolare nei Discorsi, riflessioni sulle storie liviane, dall'esame dell'origine e organizzazione degli stati e delle ragioni che ne determinano lo sviluppo e la decadenza, traspare la preferenza per la forma repubblicana, esemplificata nella storia dei primi secoli della repubblica di Roma; nel Principe, attraverso un argomentare serrato e una mirabile tensione dialettica, per la prima volta si ha la precisa formulazione della necessaria distinzione tra la sfera etica e quella politica e M. auspica, attraverso una lucida analisi sulla 'virtù' dell'uomo di governo, intesa come energia e capacità di azione, un principato nuovo, che sappia porre termine all'asservimento straniero e garantire la pace all'Italia.
L'opera ebbe una immensa risonanza e, messa all'indice nel 1559 con accuse di empietà e immoralità, fu, nell'Europa dei sec. XVI e XVII, al centro del più ampio dibattito sulla ragion di stato.
Nel 1520 il cardinale Giulio de' Medici, poi papa Clemente VII, gli affidò ancora alcune missioni diplomatiche nonché l'incarico di redigere la storia di Firenze (Istorie fiorentine, 8 libri, 1520-25, incompiute); allo stesso periodo appartengono la Vita di Castruccio Castracani da Lucca e il Discorso sopra il riformare lo stato di Firenze (1520).
Con la caduta dei Medici (1527) fu nuovamente allontanato dall'ufficio e morì poco dopo. Di valore anche la sua produzione letteraria, che raccoglie oltre ad alcuni Capitoli in terza rima ed altri versi, il poema L'asino d'oro (incompiuto), le commedie Mandragola (1518 ca), Clizia (1524) e la novella Belfagor arcidiavolo (1520 ca).
Testimonianza di un vivo interesse per le questioni linguistiche sono, oltre all'introduzione alla Clizia, il Dialogo intorno alla nostra lingua, di incerta datazione, in cui M. si fa sostenitore del fiorentino contemporaneo.


links:
 - Machiavelli online

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